Ilaria Alpi, la giornalista scomoda

Erano gli anni ’80, Ilaria studiava sui banchi dell’università della Sapienza e mentre l’Italia si lasciava alle spalle gli anni di piombo, una giovane ragazza guardava con curiosità al Medio Oriente e all’Islam ancora lontano dall’integralismo che avremmo imparato a conoscere nell’immediato futuro. «Aveva già le idee chiare: studiosa, allegra, dolce, fissata con i gatti» racconta Paola Gennari Santori, la sua amica di università. Dieci anni dopo Ilaria diventa giornalista del Tg3, una carriera brillante, spezzata il 20 marzo del 1994 quando un commando somalo la uccide a Mogadiscio insieme all’operatore tv Miran Hrovatin. I due inviati erano nel corno d’Africa per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano. Ma Ilaria stava seguendo parallelamente anche un’altra pista, un traffico di armi e rifiuti tossici che coinvolgeva sia i signori della guerra locali sia delle navi provenienti dall’Italia. "E' la storia della mia vita, devo concludere, devo mettere la parola fine" così Ilaria si rivolgeva all'operatore Alberto Calvi prima di partire per quel suo settimo viaggio in Somalia, l'ultimo.Da quel 20 marzo 1994 una lunga vicenda giudiziaria ha animato la cronaca italiana: cinque magistrati, vent’anni di indagini e una commissione parlamentare di inchiesta non sono riusciti a ricostruire i fatti e il caso Alpi rimane uno dei più sconcertanti misteri italiani: nessun colpevole, nessun movente, nessuna verità.

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