Giovanni, Giannino Losardo aveva 54 anni, era un comunista, segretario giudiziario della procura di Paola e assessore comunale ai Lavori pubblici a Cetraro, paese della costa tirrenica cosentina. Viene ucciso il 21 giugno del 1980 a bordo della sua auto. E’ sulla statale 18, una moto di grossa cilindrata, un Honda 750 lo affianca e uno dei killer spara, Giannino scappa, viene trovato ancora vivo. In ospedale, ancora cosciente, confida qualcosa a Francesco Granata ex-vicepretore onorario e amico fidato. «Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato», gli dice. Nulla di più, giura Granata agli amici e lo conferma anche davanti ai giudici. Losardo il giorno dell’omicidio si era dimesso dal ruolo di assessore. Come mandante viene arrestato Franco Muto di Cetraro, il "Re del pesce", ma il presunto boss sarà poi assolto. Il delitto resta senza colpevoli.“Giovanni Losardo, fu assassinato perché batteva strenuamente contro le cosche del Tirreno. Ne ostacolava i perversi disegni, ne denunciava pubblicamente i soprusi. Lo hanno rivelato molti pentiti di 'ndrangheta”. (I segreti dei boss, storia della 'ndrangheta cosentina di Arcangelo Badolati)“L'omicidio Losardo, di chiaro stampo mafioso, sconvolse l'opinione pubblica. La vittima rappresentava una concreta barriera contro lo strapotere criminale. Losardo svolgeva il suo lavoro giudiziario con grande diligenza, discrezione e senso dello Stato. E per i clan era doppiamente pericoloso perché esercitava allo stesso modo il ruolo politico. Era un uomo scomodo. Un nemico da abbattere. Colpirlo serviva a lanciare un messaggio di terrore a tutto il Paolano. Un messaggio che sarà poi rafforzato da un altro stuolo di delitti, in qualche maniera collegati fra loro. (Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro)