Giuseppe, Peppe Valarioti aveva trent’anni ed era il segretario del Pci di Rosarno e consigliere comunale. Viene ucciso l’11 giugno del 1980, dopo una cena in cui si festeggiava la vittoria elettorale del partito. Lo aspettano fuori dal ristorante, lo uccidono con due colpi di lupara. Dietro la sua morte, una strategia delle cosche per intimidire la politica e un delitto rimasto impunito.Durante la gestione di Valarioti, il Pci avviò una campagna di moralizzazione interna, soprattutto nella cooperativa Rinascita, che era collaterale al partito. Come in tutta l'Italia meridionale, le cooperative agricole erano spesso obiettivi sensibili: la 'ndrangheta puntava a drenare i sussidi europei e nazionali garantiti ai produttori (Aima). Valarioti provò a invertire la rotta assieme a prese di posizione sulle concessioni edilizie, gli scontri violenti in consiglio comunale con i membri del Psi al governo cittadino, le dichiarazioni e i comizi."Le inchieste portano ai Pesce. Giuseppe, il patriarca della 'ndrina, era riuscito a presenziare alla campagna elettorale del maggio-giugno, nonostante si trovasse al confino. Una presenza che alimentò notevolmente la tensione. L'auto di Peppino Lavorato, dirigente del Pci che poi diverrà parlamentare e sindaco di Rosarno, in fiamme, i manifesti del Pci scollati e riattaccati al rovescio, l'attentato alla sede del partito, le minacce continue. Era una tornata elettorale decisiva. Valarioti non volle sentire ragioni, nessun cedimento alla pur necessaria prudenza. Nei comizi Peppe attaccava a spada tratta, con nomi e cognomi". (Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro)“E' il primo omicidio politico in Calabria, quello che affossa il movimento anti 'ndrangheta. È il battesimo di sangue della Santa, la nuova 'ndrangheta, che cambia il destino della Calabria. Per sempre. Una vicenda giudiziaria lunga undici anni: testimonianze coraggiose e ritrattazioni repentine, un superpentito che parla e non viene creduto, interi faldoni smarriti e un omicidio senza giustizia”. (Il caso Valarioti di Danilo Chirico e Alessio Magro)
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