Antonio Marino, ucciso in un agguato

Antonio, Nino Marino, era un brigadiere dei Carabinieri, aveva trentatré anni. La sera dell’8 settembre 1990 è a Bovalino Superiore, il paese è in piazza per la Madonna Immacolata. Marino è con la moglie Rosetta e il piccolo Francesco, quel giorno c’è un motivo in più per festeggiare: l’arrivo di un altro figlio.“È passata da poco la mezzanotte quando all’improvviso un uomo con il volto scoperto si nasconde tra la folla e spara. Otto colpi di una pistola con caricatore doppio. È un professionista e mantiene il sangue freddo. Scatena il panico. La gente corre a ripararsi e nascondersi. Ci sono centinaia di persone che corrono. Tutti capiscono presto che l’obiettivo era la famiglia di Nino. Sono tutti a terra, uno accanto all’altro, Nino, Rosetta e Francesco. Sotto gli occhi increduli di mezzo paese. Il silenzio è spettrale, l’aria rarefatta. Il giovane carabiniere è stato colpito all’addome, al torace e alla spalla, Rosetta ha una frattura di tibia e perone, il piccolo Francesco è stato colpito di striscio al ginocchio. Vengono portati in ospedale a Locri. Nino viene subito operato, i medici tentano di bloccare l’emorragia. Sei ore di intervento sembrano salvargli la vita e nelle prime ore del mattino i medici sono prudenti ma ottimisti. Tutti tirano un cauto sospiro di sollievo. Poco dopo le tredici, la situazione precipita e il brigadiere dei carabinieri Antonio Marino viene dichiarato morto”. (Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro)L’attenzione degli inquirenti va in unica direzione: Antonio Marino era un personaggio scomodo per i boss, aveva diretto a lungo la caserma di Platì, nel triangolo dei sequestri e fu opera sua il fallimento del rapimento Marzocco.

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