Angela Costantino, strangolata da mani amiche

Angela Costantino aveva venticinque anni e quattro figli, era la moglie del boss Pietro Lo Giudice. Il 16 marzo del ’94, la donna scompare, arriva la denuncia del fratello: non può trattarsi di suicidio. Dopo 18 anni i pentiti di ‘ndrangheta danno la soluzione: Angela è stata uccisa dagli uomini mandati dai suoi stessi familiari per punire la sua infedeltà nei confronti del marito detenuto."Pietro manca da un anno e lei resta incinta. Quel figlio è una bestemmia, una macchia all’onore dei Lo Giudice. È il suo quinto figlio e vorrebbe tenerlo, ma la convincono ad abortire. Non basta. Ha tradito ed è questo quello che conta. All’alba del 16 marzo del ’94 Angela si prepara alla visita al carcere di Palmi. Non ci arriverà mai. Passate da poco le sei, la suocera scende in cortile allarmata dal pianto del piccolo nipote, lasciato da solo in cortile. Dice che la mamma è andata via. La sua Panda non c’è. La ritroveranno due settimane dopo nel sottopasso dell’autostrada che collega le stazioni di servizio di Villa San Giovanni. Nessuno l’ha più vista da quel giorno. La verità si può solo sussurrare. Muore strangolata da mani amiche e tra mura amiche. E finisce sottoterra chissà dove. Non esiste più, non è mai esistita". (Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro).A fare sparire la donna furono Bruno Stilo e Fortunato Pennestrì, condannati a 30 anni di carcere dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio, per essere stati rispettivamente il mandante e l’esecutore.

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