Massimiliano Carbone aveva trent’anni ed era di Locri, in provincia di Reggio Calabria. La sua è una storia scomoda ma non dimenticata grazie alla madre Liliana Esposito che continua a chiedere verità e giustizia per un delitto impunito.La sera del 17 settembre 2004, Carbone stava rientrando a casa dopo una partita di calcetto, i killer lo aspettano nel giardino di casa e gli sparano un colpo di lupara, muore in ospedale una settimana dopo. “Tutti sapevano nel quartiere della storia di Massimiliano con quella donna più grande di lui. Le voci circolano in fretta a Locri. Le visite frequenti in quella casa, solo e sempre quando il marito non c'era, erano più che una confessione. Ma in pochi avevano capito che il piccolo era proprio figlio di quel giovane uomo. [...] La situazione diventa esplosiva quando Massimiliano decide di uscire allo scoperto: è pronto a rivendicare la paternità del piccolo [...] per via legale. Ma sarebbe uno smacco indelebile, e qualcuno decide di risolvere la pratica coi vecchi metodi. Muore la mattina del 24 settembre. Il suo ultimo pensiero è per quel figlio segreto, le sue ultime parole sono per strappare una promessa alla madre Liliana: "Ma', varditi u figghiolu". (Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro)
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