Forte, atletico, campione di scherma e scout, Gianni Aricò è un ragazzo dalla brillante personalità. Dopo la maturità scientifica intraprende gli studi in Giurisprundenza a Messina e parallelamente coltiva una profionda passione per la politica e l'impegno sociale. Fin da giovanissimo viaggia molto, nel 1965 è in giro per l’Europa in autostop: Stoccolma, Uppsala, Helsinki, Berlino, Francoforte, Berna, Charleville, Meringn, Oldenburg, Lugano. Nel 1968, insieme all'amico Angelo Casile, è in Francia, nella Parigi della rivolta giovanile. Si trasferisce subito dopo in Belgio, dove denuncia le condizioni di sfruttamento degli immigrati calabresi. All'attivismo politico affianca quello intellettuale: legge i testi filosofici di Kant, Hegel, Marx e Stirner in lingua originale, traduce i documenti dei compagni stranieri, scrive per Umanità Nova. Insieme ad Angelo Casile e Francesco Scordo dà vita a Reggio Calabria, al gruppo “Kropotkin” che poi si trasformerà nel gruppo Misefari, aderente alla Federazione Giovanile Anarchica dei Fai, con sede alla Baracca. Nell'ottobre 1969 si innamora di Annelise Borth, che sposerà per procura il 28 aprile 1970. Sono anni difficili a Reggio Calabria, il 22 luglio del 1970, nei pressi di Gioia Tauro, all'inizio della rivolta del "Boia chi molla" e meno di un anno dopo la strage di piazza Fontana, viene compiuta una strage. "Un incidente!", tuonano le cronache, ma la realtà è ben diversa e Gianni, insieme ad Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annalise Borth, aveva scoperto la verità. La sera del 26 settembre del 1970, poco più di due mesi dopo l'attentato, i cinque giovani calabresi - che passeranno alla storia come "gli anarchici della Baracca" - andavano a Roma con unaMini Minor carica di documenti e di dettagli scottanti sui moti di Reggio e la strage di Gioia Tauro. Non arriveranno mai nella Capitale, le loro vite saranno spezzate a Ferentino, schiacciate da un camion assassino.
Nella notte del 26 settembre 1970 il misterioso incidente che costò la vita ad Aricò, Casile, Scordo, Lo Celso e Borth. Avrebbero dovuto
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