E’ morto sul colpo, fulminato dalla lupara, il piccolo Paolo Rodà di appena 13 anni. Un omicidio che ha come scenario Bruzzano Zeffirio, nella locride, in provincia di Reggio Calabria e che si consuma il 2 novembre 2004. Paolo viene ucciso assieme al padre Pasquale, con piccoli precedenti penali, mentre l’altro fratello riesce a salvarsi e a fuggire. Quel giorno, padre e figli stavano lavorando in un terreno agricolo di loro proprietà.
“La faida di Motticella sembra riprendere nel 2004, e nuovi morti si aggiungono ai circa trenta assassinati negli anni precedenti. Un segnale inquietante che arriva il 2 novembre, il giorno dei defunti. I Rodà vivono a Bruzzano e sono appena arrivati sui loro campi a Ferruzzano, per fare qualche lavoretto, per dare da mangiare agli animali e curare le api che allevano. Il fuoristrada si ferma, si spengono le luci e il motore. Non fanno nemmeno in tempo ad aprire gli sportelli. I colpi di lupara arrivano da dietro e polverizzano il lunotto posteriore. Paolo è proprio sulla traiettoria e non ha scampo. Padre e figlio d'istinto scendono dall'auto e si mettono a correre. Il killer spara un colpo al ragazzo e lo ferisce, poi insegue l'altro, ferma la sua corsa centrandolo alle gambe, s'avvicina e spara il colpo di grazia alla testa. In tutto otto cartucce caricate a pallettoni per un agguato riuscito a metà: Luciano è ormai troppo lontano, e si salva. Paolo invece è morto a tredici anni”. (Dimenticati - Vittime della 'ndrangheta - di Danilo Chirico e Alessio Magro)