Adolfo Cartisano detto Lollò era un fotografo di Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. Nel 1993 viene sequestrato, ma nonostante il pagamento del riscatto non sarà mai liberato. Il corpo viene ritrovato nel 2003 grazie a una lettera anonima. Il suo è stato l’ultimo sequestro della ‘ndrangheta.
Il 22 luglio ’93, Lollò sta tornando a casa con la moglie Mimma. Mentre cerca le chiavi della villetta al mare, viene circondato e aggredito da cinque o sei persone armate. Viene legato e caricato su una Toyota gialla, anche alla moglie viene stordita ma sarà abbandonata poche ore dopo vicino al torrente Bonamico. Quello di Lollò è il diciottesimo rapimento che avviene a Bovalino in meno di tredici anni. Nessuno capisce perché sia stato scelto proprio lui, persona amata e stimata in paese, il fotografo più importante della zona e di certo non si è mai piegato al pizzo denunciando i suoi estorsori.
La famiglia Cartisano fa rumore. Molto rumore. Bovalino scende in piazza. È la prima volta che accade dopo anni e anni di paura, rassegnazione e passività. Nasce il comitato ‘Pro Bovalino Libera’, c’è tutto il paese. C’è l’attore Nino Racco, c’è Totò Speranza che pagherà con la sua vita la presenza della ’ndrangheta nella Locride, per un debito di trecentomila lire. Proteste e iniziative che fanno arrivare in Calabria la commissione parlamentare antimafia guidata da Luciano Violante. Lollò è ancora vivo. I Cartisano mettono insieme un bottino di 200 milioni e la notte di Capodanno portano il riscatto. Ma di Lollò nessuna traccia. Passano anni e quando ormai nessuno ci crede più, nel 2003 arriva la lettera anonima di uno dei carcerieri che svela dove si trova il corpo senza vita di Lollò. Si trova a Pietracappa, nelle vette di San Luca, laddove oggi c’è il sentiero della memoria che ricorda tutte le vittime innocenti della ‘ndrangheta. (sintesi da Dimenticati di Danilo Chirico e Alessio Magro)