Commercianti, imprenditori, farmacisti, avvocati, proprietari terrieri. Uomini, donne, ragazzi, perfino bambini. Nei covi dell'Anonima calabrese, specializzata nei sequestri di persona a scopo estorsivo ed operativa dagli anni Settanta agli inizi degli anni Novanta, ci finiscono in tanti. La maggioranza, dopo una prigionia durata anche decine di mesi e trascorsa in condizioni infernali, ha riabbracciato i propri cari. Ma c'è chi indietro non è mai tornato. Morti di stenti, assassinati, vittime di "incidenti" nel corso di trasferimenti da un nascondiglio ad un altro. Di loro non è rimasto, in alcuni casi, neppure un corpo da piangere.
Non è mai stato ritrovato il farmacista
Vincenzo Macrì (76 anni), rapito a Grotteria il 7 ottobre del 1976. Viaggiava a bordo della sua auto con moglie e figlia, quando venne affiancato e costretto a fermarsi. I sequestratori prelevarono Macrì e fecero arrivare la richiesta di riscatto: un miliardo. Dopo poco più di un mese venne individuata la prigione, ma il professionista non c'era. Macrì non rivedrà mai più i suoi cari.
Stessa sorte per
Mariangela Passiatore che stava trascorrendo le sue vacanze estive in Calabria quando la sera del 28 agosto 1977 è stata sequestrata dalla villa presa in affitto a Brancaleone. 48 anni, sposata con un industriale, finisce nelle mani dell’Anonima Aspromonte che chiede un riscatto di 150milioni di vecchie lire. Vani tutti i tentativi di ritrovarla viva. Solo dopo 38 anni dal sequestro le parole intercettate di un boss delle cosche trapiantato a Milano restituiscono una verità drammatica: Mariangela è stata stuprata e poi uccisa a bastonate dagli ndranghetisti in Aspromonte.
Un sequestro concluso con un omicidio anche quello del giovane
Giancarlo Conocchiella che aveva 34 anni, ed era appena uscito dal suo studio di dentista, a Briatico, nel Vibonese, quando il 18 aprile 1991 scomparve nel nulla. Da subito il sequestro viene considerato anomalo dagli investigatori. Finisce in cella il pregiudicato Carlo Vavalà, presunto telefonista della banda che, inchiodato dalla testimonianza della figlia, si pente e svela dove è seppellito Conocchiella. Il corpo verrà ritrovato il 17 dicembre del ’96 insieme con la verità: il dentista è morto per essersi rifiutato di pagare il pizzo imposto dal boss Nicola Tripodi.
Il fotografo
Lollò Cartisano è il diciottesimo e ultimo sequestrato di Bovalino, il suo paese nella Locride. Era la sera del 22 luglio 1993. Stava tornando a casa insieme alla moglie Mimma Brancatisano, nella sua villetta in riva al mare. Il cancelletto era stranamente chiuso, sceso dall'auto per aprirlo è stato aggredito e caricato su un'auto. La moglie sarà abbandonata lungo la strada che porta in Aspromonte, legata ad un albero. Per Lollò fu pagato un riscatto di 200 milioni di lire, messo insieme grazie all'aiuto degli amici. Ma il fotografo non torno mai più. Per lungo tempo i Cartisano hanno continuato a lanciare appelli e a invocare pietà. Solo dopo dieci anni è arrivata la verità. Uno dei carcerieri ha spedito una lettera nella quale ha chiesto perdono e ha rivelato il luogo dove Lollò è stato seppellito: ai piedi di Pietra Cappa, il mistico monolite in Aspromonte, nelle alture che sovrastano San Luca. La morte di Lollò non è stata premeditata: un colpo alla testa, per tramortirlo e fiaccarlo, un colpo troppo forte.
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