Mentre parla, nel grande hangar-capannone della sua azienda dove si stanno ultimando le spedizioni di agrumi per le feste di Natale, Antonino Bertolami piange. Non fa niente per nasconderlo. Nel dialetto ancora così marcatamente siciliano — nonostante i trenta e passa anni che ormai vive in Calabria — lancia l'ultimo appello ai rapitori del fratello Giuseppe, 59 anni, in mano all'anonima sequestri ormai da oltre quindici mesi. Un record, un triste primato. «Fateci sapere cosa gli è successo, se è vivo o è morto, ma fateci sapere qualcosa», dice fra le lacrime.