Domani saranno trent’anni. Era il 3 maggio 1982 quando Gennaro Musella, ingegnere salernitano trapiantato in Calabria per lavoro, veniva ucciso a Reggio Calabria. Erano circa le 8 del mattino in via Apollo. Subito dopo aver aperto la portiera della propria auto, Musella saltava in aria con essa. Vi era stata piazzata una bomba pronta ad innescarsi al primo contatto. Di lui non rimase quasi nulla: una mano fu ritrovata in fondo alla via luogo della tragedia, addirittura parti di materia cerebrale imbrattarono le pareti dei palazzi limitrofi. Uno spettacolo da fronte bellico. Uno scenario che appare sin da subito alimentato dalla mano della ‘ndrangheta.